Gliflozine senza piano terapeutico, il nefrologo De Nicola: “Cure e liste d’attesa in miglioramento”

Stella Rota

Luglio 18, 2025

La recente modifica normativa in Italia ha portato a un significativo cambiamento nell’approccio alla malattia renale cronica. Questo sviluppo, avvenuto nel 2025, ha reso le gliflozine farmaci rimborsabili e facilmente accessibili, eliminando la necessità di piani terapeutici complessi. La decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) rappresenta un passo avanti per il trattamento di una patologia che colpisce un numero crescente di persone.

Luca De Nicola, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin), ha sottolineato l’importanza di questa semplificazione burocratica. “Togliere questo paletto burocratico è cruciale per i nefrologi”, ha dichiarato De Nicola, evidenziando come il tempo risparmiato nella compilazione di documenti possa essere meglio impiegato per fornire assistenza ai pazienti. Con la nuova normativa, il paziente può rivolgersi direttamente al medico di medicina generale per ottenere la prescrizione, facilitando così l’accesso a un trattamento che ha dimostrato di ridurre la progressione della malattia.

Impatto della riclassificazione delle gliflozine

La riclassificazione delle gliflozine non è solo un miglioramento amministrativo, ma una vera e propria conquista per i pazienti affetti da malattia renale cronica. De Nicola ha spiegato che queste molecole possono ridurre la progressione della malattia del 40%, e se utilizzate precocemente, possono ritardare la necessità di dialisi anche di 20 anni. “Si tratta di un medicinale che costa meno di un caffè al giorno”, ha aggiunto, sottolineando la necessità di estendere questa opportunità anche ad altri farmaci economici.

La malattia renale cronica è una condizione poco conosciuta, ma estremamente diffusa, e rappresenta la prima malattia cronico-degenerativa a livello globale. Secondo De Nicola, è fondamentale affrontare questa problematica, poiché le complicanze associate possono portare a un aumento significativo della mortalità. L’Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente classificato questa malattia come una priorità di salute pubblica, evidenziando la crescente incidenza soprattutto tra le persone di età superiore ai 55 anni.

Screening e prevenzione

Entro la fine del 2025, si prevede che una nuova legge offrirà uno screening per la malattia renale cronica nei soggetti a rischio, come quelli affetti da diabete o ipertensione. De Nicola ha affermato che solo il 10% dei pazienti è consapevole della propria condizione, poiché nelle fasi iniziali la malattia non presenta sintomi evidenti. “Il nostro obiettivo è identificare i pazienti a rischio e indirizzarli tempestivamente ai nefrologi”, ha dichiarato il presidente Sin.

Lo screening proposto prevede test semplici e a basso costo, come la creatininemia e l’analisi delle urine. Questi strumenti diagnostici permetteranno ai medici di medicina generale di identificare i pazienti con maggiore probabilità di sviluppare complicazioni e di inviarli per ulteriori valutazioni. Se la legge verrà approvata, l’Italia potrebbe diventare il primo paese al mondo a implementare uno screening sistematico per la malattia renale cronica, un passo importante per migliorare la salute pubblica e ridurre il ricorso alla dialisi.

Il ruolo delle gliflozine nel trattamento della malattia renale

Le gliflozine sono disponibili in Italia da circa 15 anni, ma la loro prescrizione è stata limitata a causa di ostacoli burocratici. De Nicola ha sottolineato come la recente modifica normativa abbia rimosso queste barriere, consentendo ai medici di prescrivere il farmaco senza ritardi. “È fondamentale che il primo professionista a vedere il paziente, che sia un medico di medicina generale, un diabetologo o un nefrologo, possa iniziare il trattamento il prima possibile”, ha affermato.

L’inizio precoce della terapia con gliflozine può fare la differenza nel ritardare la progressione della malattia. De Nicola ha evidenziato che, se la terapia viene avviata quando la funzionalità renale è al 60%, si può ritardare la dialisi di 15-20 anni. Tuttavia, se la funzionalità è già compromessa, il ritardo sarà minore. “L’obiettivo è allontanare la dialisi e, se possibile, mettere in remissione la malattia“, ha concluso De Nicola, affermando che oggi la malattia renale cronica è trattabile e richiede un’attenzione costante.

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