Tumore al seno localizzato, l’oncologa Toss: “Personalizzare la cura adiuvante per prevenire recidive”

Luisa Perdona

Luglio 28, 2025

Il sito “è tempo di vita” ha recentemente pubblicato un articolo in cui l’oncologa Angela Toss, attiva presso il Centro Oncologico di Modena e docente di Oncologia Medica all’Università di Modena e Reggio Emilia, discute l’importanza di un trattamento adiuvante personalizzato per le pazienti affette da tumore al seno. Questa strategia si rivela cruciale, specialmente quando il cancro viene diagnosticato in fase precoce e asportato chirurgicamente. L’articolo, apparso il 28 luglio 2025, analizza come un follow-up efficace possa non solo prevenire recidive, ma anche supportare le donne nel recupero di una vita quotidiana normale.

Trattamento adiuvante e personalizzazione

Angela Toss sottolinea che pianificare un trattamento adiuvante su misura, adattato alle specifiche caratteristiche del tumore e della paziente, è fondamentale. Questo approccio mira a ridurre il rischio di recidiva, che può manifestarsi anche a distanza di anni dall’intervento chirurgico. Toss evidenzia che il follow-up ha un duplice scopo: da un lato, prevenire la ricomparsa della malattia e, dall’altro, aiutare la paziente a riprendere una vita il più normale possibile. La crescente disponibilità di trattamenti efficaci offre opportunità significative per i medici e le pazienti, ma la complessità delle opzioni terapeutiche richiede un approccio di decisione condivisa. È essenziale che il medico e la paziente discutano insieme le possibili terapie, tenendo conto non solo dell’efficacia clinica ma anche delle priorità personali della donna.

Toss mette in evidenza che ogni tumore e ogni paziente sono unici, quindi non esistono due tumori identici. Le differenze nella biologia delle cellule tumorali e nel contesto clinico di ciascuna donna richiedono un’attenzione particolare e un piano terapeutico individualizzato.

Evoluzione delle strategie terapeutiche

Il trattamento adiuvante per il tumore della mammella è rivolto a pazienti che hanno subito l’asportazione del tumore, con o senza coinvolgimento dei linfonodi locoregionali. Negli anni, le strategie terapeutiche si sono evolute notevolmente. Si è passati da una semplice terapia endocrina a trattamenti più complessi, che includono l’uso di nuove molecole e la prolungazione dei tempi di somministrazione per le pazienti a più alto rischio. Toss menziona l’importanza degli inibitori delle chinasi ciclino-dipendenti (Cdk4/6), che hanno rivoluzionato la pratica clinica, contribuendo a ridurre il rischio di recidiva invasiva. Inoltre, per le donne con mutazioni nei geni Brca1 e Brca2, l’uso dei Parp inibitori ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza globale se assunti per un anno dopo l’intervento.

Valutazione del rischio di recidiva

Per stimare il rischio di recidiva, Toss spiega che si considerano fattori anatomici e biologici. Alcuni tumori, pur essendo di dimensioni contenute, possono avere caratteristiche genetiche che li rendono particolarmente aggressivi. Sebbene siano disponibili software che combinano questi fattori per fornire una stima del rischio, Toss avverte che tali strumenti devono essere utilizzati come supporto e non possono sostituire l’esperienza clinica. Ogni paziente e ogni tumore richiedono un’analisi approfondita e personalizzata.

L’articolo informa che il tumore della mammella è la neoplasia più comune tra le donne e, considerando entrambi i sessi, nella popolazione generale. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), si stima che una donna su otto possa sviluppare un tumore al seno nel corso della vita. Nonostante l’elevata incidenza, la prognosi è migliorata notevolmente negli ultimi decenni, con circa l’87% delle donne vive a cinque anni dalla diagnosi. Tuttavia, permangono differenze significative tra le varie aree geografiche italiane.

Monitoraggio a lungo termine e studi recenti

Toss sottolinea che, nonostante i progressi nella diagnosi e nel trattamento, il rischio di recidiva può persistere anche molti anni dopo la conclusione delle terapie. Per questo motivo, il follow-up oncologico dura generalmente dai cinque ai dieci anni, consentendo un monitoraggio costante della situazione clinica. La riduzione del rischio di recidiva è un processo graduale, facilitato dai miglioramenti nella diagnosi precoce e nell’efficacia dei trattamenti adiuvanti. Toss cita uno studio pubblicato nel 2024 su The Lancet, che dimostra una significativa diminuzione delle recidive nelle pazienti diagnosticate negli anni 2000 rispetto a quelle degli anni ’90. Le donne diagnosticate dopo il 2010 potrebbero beneficiare di un ulteriore calo delle recidive, grazie a terapie sempre più mirate ed efficaci. Maggiori dettagli e approfondimenti sono disponibili sul sito etempodivita.it.

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