La Commissione Europea ha recentemente dato il via libera all’uso di cabozantinib per il trattamento di pazienti adulti affetti da tumori neuroendocrini (Net), sia pancreatici (pNet) che extra-pancreatici (epNet), che non possono essere rimossi chirurgicamente o che presentano metastasi. Questo annuncio, effettuato da Ipsen in una nota ufficiale, segna un passo significativo per i pazienti in progressione dopo almeno una precedente terapia sistemica non basata su analoghi della somatostatina. I tumori neuroendocrini, noti per la loro origine in diverse parti del corpo e per il loro sviluppo generalmente lento, richiedono spesso molteplici linee di trattamento. Tuttavia, le opzioni terapeutiche disponibili sono limitate e dipendono dalla sede primaria del tumore e da altri fattori, rendendo difficile la definizione della sequenza ottimale di trattamenti per soddisfare le esigenze individuali dei pazienti. Per circa il 27% dei pazienti con Net polmonari, non esistono opzioni terapeutiche approvate in caso di progressione dopo una precedente terapia.
Impatto dei tumori neuroendocrini sui pazienti
Sandra Silvestri, Executive Vice President e Chief Medical Officer di Ipsen, ha sottolineato come la complessità dei tumori neuroendocrini e la mancanza di innovazione abbiano avuto un impatto notevole sui pazienti, sia dal punto di vista fisico che mentale. Secondo la nota, l’approvazione di cabozantinib rappresenta un’opzione terapeutica unica, semplice ed efficace in un contesto in cui le alternative sono poche, se non inesistenti. Ipsen si è dichiarata pronta a collaborare con le autorità sanitarie locali per rendere cabozantinib accessibile al maggior numero possibile di pazienti, rafforzando il proprio impegno per l’innovazione in oncologia. La nota evidenzia anche che i tumori neuroendocrini non solo influenzano la vita dei pazienti, ma hanno anche un impatto significativo sulla società. Infatti, il 71% dei pazienti riporta effetti negativi sulla vita quotidiana a causa della malattia, e il 92% ha dichiarato di aver dovuto modificare il proprio stile di vita per adattarsi a essa.
Caratteristiche e meccanismo d’azione di cabozantinib
Cabozantinib è una piccola molecola che agisce come inibitore di diversi recettori della tirosin-chinasi, tra cui VEGFR, Met, Ret e la famiglia Tam (Tyro3, Mer, Axl). Questi recettori sono coinvolti in vari processi cellulari, sia normali che patologici, che includono oncogenesi, metastasi, angiogenesi tumorale, resistenza ai farmaci, modulazione delle attività immunitarie e mantenimento del microambiente tumorale. L’approvazione della Commissione Europea si basa su dati provenienti dallo studio di fase 3 Cabinet, che ha confrontato l’efficacia di cabozantinib rispetto a placebo in pazienti con pNet o epNet avanzati, in progressione dopo una terapia sistemica precedente. I risultati finali dello studio, presentati nel 2024 durante il Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) e pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno mostrato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) per i pazienti trattati con cabozantinib rispetto al gruppo placebo.
Risultati dello studio e prospettive future
Nella coorte di pazienti con pNet, il follow-up mediano di 13,8 mesi ha rivelato una PFS mediana di 13,8 mesi con cabozantinib, rispetto a 4,4 mesi con placebo, con un rapporto di rischio (HR) di 0,23 (intervallo di confidenza del 95%: 0,12-0,42, p<0,001). Per quanto riguarda la coorte di epNet, il follow-up mediano di 10,2 mesi ha mostrato una PFS mediana di 8,4 mesi con cabozantinib, contro 3,9 mesi con placebo (HR 0,38 [95% CI 0,25-0,59], p<0,001). Al momento dell’analisi, i dati sulla sopravvivenza globale non erano maturi e potevano essere influenzati dal disegno crossover dello studio. Il profilo di sicurezza di cabozantinib, osservato in entrambe le coorti, si è dimostrato coerente con le informazioni già note, senza nuovi segnali di sicurezza. Durante il Congresso 2025 dell’American Society of Clinical Oncology, è emerso che la qualità di vita correlata alla salute è stata mantenuta o addirittura migliorata rispetto al gruppo placebo.