Il fenomeno della CTE, acronimo di encefalopatia traumatica cronica, sta attirando l’attenzione non solo nel mondo sportivo, ma anche in ambiti come quello militare. Questa condizione, caratterizzata dalla degenerazione progressiva delle cellule cerebrali, è spesso diagnosticata in atleti, in particolare pugili, e in soldati che hanno subito esplosioni. Recentemente, il caso di Shane Devon Tamura, un giovane di 27 anni di Las Vegas, ha riacceso il dibattito su questa malattia, in seguito alla tragica sparatoria avvenuta il 27 luglio 2025 in un grattacielo di Manhattan.
La cte e le sue origini
La CTE è stata identificata per la prima volta negli anni ’20 del secolo scorso tra i pugili, e nel tempo è stata riconosciuta anche in altri sportivi e soldati. Secondo il Manuale MSD, la malattia si sviluppa in individui che hanno subito ripetuti traumi cranici, come le concussioni. I ricercatori, tuttavia, non hanno ancora compreso appieno perché solo alcune persone che subiscono questi traumi sviluppino la CTE, né quale sia la soglia di lesioni o di forza necessaria per scatenare la malattia. La CTE è diventata un tema di discussione attuale, considerando il numero crescente di atleti e soldati che riportano danni cerebrali a seguito di traumi.
Sintomi della cte
I sintomi della CTE possono manifestarsi in vari modi e includono cambiamenti dell’umore, alterazioni del comportamento e problemi cognitivi. Chi è affetto può sentirsi depresso o irritabile, avere difficoltà a pianificare e organizzare, o addirittura sviluppare demenza. È importante notare che i sintomi possono non emergere fino a un’età avanzata, talvolta non prima dei 60 anni, ma possono anche presentarsi in età più giovane, tra i 30 e i 40 anni. Questa variabilità rende la diagnosi e la gestione della CTE particolarmente complessa.
Diagnosi e approccio terapeutico
La diagnosi della CTE è un processo delicato che richiede una valutazione medica approfondita. I medici possono sospettare la malattia in pazienti con una storia di traumi cranici e sintomi caratteristici. Tuttavia, non esistono test diagnostici definitivi per confermare la CTE durante la vita del paziente; la certezza della diagnosi si ottiene solo attraverso l’analisi del tessuto cerebrale post-mortem. Attualmente, non esiste un trattamento specifico per la CTE. Le terapie si concentrano sulla gestione dei sintomi, con l’ausilio di consulenze psicologiche e farmaci.
Il caso di Tamura, che ha lasciato un messaggio prima di togliersi la vita, sottolinea l’importanza di una maggiore consapevolezza riguardo alla CTE e alla necessità di esaminare le conseguenze a lungo termine dei traumi cranici, sia nello sport che nel servizio militare. La richiesta di Tamura di far analizzare il suo cervello evidenzia il desiderio di comprendere meglio questa malattia e il suo impatto sulla vita degli individui colpiti.