Stai male e non sai perché? Forse hai vicino una di queste personalità pericolose

Identità

Stai male? Potrebbe non dipendere da te ma da chi hai accanto-pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 2, 2025

Dalle relazioni personali al lavoro, imparare a individuare i comportamenti tossici può cambiare tutto.

Non sempre è semplice capire perché una relazione ci affatica. Alcune personalità complesse, se non identificate, finiscono per destabilizzare chi ci vive accanto. Non si tratta di etichette cliniche, ma di tratti ricorrenti che, nel tempo, possono logorare anche il legame più forte. Che si tratti di un collega, un partner o un amico, imparare a riconoscere i segnali e mantenere saldi i propri confini è spesso l’unico modo per non perdersi.

Il narcisista e il passivo-aggressivo: due facce dello stesso disorientamento

Nel primo caso tutto ruota attorno a lui. Il narcisista ha bisogno continuo di essere al centro, amplifica ogni successo, ignora i bisogni altrui. Si presenta spesso con sicurezza, ma dietro c’è un’insicurezza mascherata che lo spinge a pretendere ammirazione costante, anche quando non è meritata. Difficilmente si mette in discussione, e chi gli sta accanto si ritrova a dover giustificare ogni richiesta o a sopportare critiche taglienti.

Come comportarsi? Evitare di alimentare questa fame di attenzioni è il primo passo. Poi serve chiarezza nei limiti: spiegare cosa è accettabile e cosa no. Attendere un cambiamento spontaneo è quasi inutile, perché non vede un problema. Proteggere la propria autostima diventa cruciale, specialmente nei momenti in cui il narcisista attacca.

Gestire le personalità
Come affrontare una persona con una personalità difficile-pdspsicologidellosport.it

Diverso ma altrettanto faticoso è il profilo passivo-aggressivo. Qui la rabbia non esplode mai apertamente, resta sottotraccia. Si manifesta con silenzi lunghi, battute sarcastiche, ritardi intenzionali. Non c’è dialogo diretto, solo una tensione sottile che consuma. Eppure, la persona passivo-aggressiva vuole che tu capisca che c’è qualcosa che non va. Il guaio è che spesso non te lo dirà.

Affrontarlo significa restare calmi, non cadere nella provocazione. Parlare con onestà aiuta, ma non aspettarti risposte immediate. Chi vive così tende a sfuggire il confronto, anche quando è necessario. Mostrare che esistono soluzioni pratiche può servire, ma più di tutto conta riconoscere ogni piccolo miglioramento, anche se minimo.

L’istrionico, il dipendente e l’ossessivo: quando la relazione diventa una prova

Il profilo istrionico è il più rumoroso. Gesti ampi, emozioni forti, toni teatrali. In pubblico è coinvolgente, a tratti magnetico. Ma nel privato può essere instabile, eccessivo. Un giorno è al settimo cielo, il giorno dopo crolla senza apparente motivo. L’attenzione, per lui, è ossigeno. E se non la riceve, la provoca.

Per gestirlo, bisogna restare centrati, non seguire i suoi alti e bassi. Meglio dare valore ai momenti autentici e non alimentare le scenate. È utile definire confini chiari, senza lasciarsi trascinare nel dramma. Spingerlo a trovare una propria autonomia, un passo alla volta, può fare la differenza.

Chi ha una personalità dipendente invece teme profondamente l’abbandono. Ha bisogno costante di rassicurazioni, spesso chiede agli altri di decidere per sé. A tratti può sembrare dolce o fragile, ma il rischio è di diventare per lui un’ancora totale, e questo logora.

Qui serve pazienza e fermezza. Incoraggiare scelte autonome, anche minime. Offrire supporto selettivo, senza caricarsi di tutto. Non è egoismo: è equilibrio. Aiutarlo a riconoscere i suoi punti di forza è un passo importante, soprattutto se non riesce a vederli da solo.

Infine, il perfezionista ossessivo-compulsivo. Ogni dettaglio conta, e niente sembra mai abbastanza. Si agita se qualcosa sfugge al controllo, non perché non si fidi, ma perché pensa che solo facendo tutto “come si deve” le cose funzioneranno. Questa ricerca della perfezione rallenta tutto: conversazioni, lavori di gruppo, anche decisioni semplici.

Con lui bisogna apprezzare la precisione, ma anche mostrare che l’errore non è una tragedia. Evitare di insistere su chi ha ragione, puntare invece su momenti leggeri. È utile anche portarlo fuori dal suo schema mentale, con situazioni che mostrino che si può sbagliare… senza crollare.

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