Sempre più casi legati al Vibrio vulnificus, noto come batterio mangiacarne, mettono in allerta le coste tra Florida e Mediterraneo. Ecco perché è pericoloso e chi rischia di più.
Le vacanze estive al mare rischiano di perdere il loro tradizionale significato di spensieratezza. Un batterio, il Vibrio vulnificus, sta emergendo come una minaccia concreta per chi si immerge in mare o consuma molluschi crudi. La sua diffusione è favorita dai cambiamenti climatici e sta preoccupando autorità sanitarie non solo in Florida, dove i casi sono in forte aumento, ma anche in alcune zone del Mediterraneo. Il batterio è noto per la sua rapidità d’azione e per la gravità delle infezioni che può causare, tanto da essere soprannominato “batterio mangiacarne”.
Un batterio favorito dal caldo e dalle acque salmastre
Il Vibrio vulnificus vive in acque marine calde e poco salate, e il periodo più critico va da maggio a ottobre. Aree come le coste, gli estuari e le lagune diventano habitat ideali, soprattutto quando le temperature aumentano e la salinità scende, fenomeni sempre più comuni con il riscaldamento globale. Negli Stati Uniti, in particolare in Florida, nel solo 2024 si sono registrati 82 casi e 19 decessi, numeri superiori a quelli dell’anno dell’uragano Ian. Il tasso di mortalità è molto alto: circa il 20% dei contagi porta al decesso entro 48 ore. La velocità con cui l’infezione avanza rende indispensabile una diagnosi immediata.

I contagi avvengono principalmente in due modi: con il contatto tra ferite aperte e acqua contaminata oppure tramite molluschi crudi o poco cotti, come ostriche e vongole. Le categorie a rischio includono anziani, persone immunodepresse, affetti da diabete o patologie epatiche, ma anche chi ha semplici abrasioni cutanee. La sintomatologia inizia spesso con gonfiore e dolore localizzato, ma può rapidamente degenerare in setticemia.
L’Italia osserva da vicino: il rischio si avvicina
Sebbene i numeri italiani siano ancora molto contenuti, il fenomeno è monitorato con attenzione anche dalle autorità sanitarie nazionali. Le condizioni delle acque del Mediterraneo, che stanno cambiando per effetto del riscaldamento globale, potrebbero favorire la diffusione del batterio anche lungo le coste italiane, specialmente in estate. Alcune zone costiere del Sud e delle isole presentano già caratteristiche ambientali simili a quelle osservate negli Stati Uniti.
Gli esperti sottolineano alcune regole preventive per ridurre il rischio: evitare il bagno in caso di ferite aperte, coprire eventuali tagli con cerotti impermeabili, cuocere bene i molluschi prima di mangiarli e lavare accuratamente le mani dopo aver manipolato pesce crudo. I segnali da non ignorare sono arrossamenti, dolore intenso e febbre elevata dopo un bagno in mare: in quei casi è fondamentale rivolgersi subito al medico. Anche se il rischio in Italia è oggi inferiore rispetto ad altre zone, sottovalutarlo sarebbe un errore. La consapevolezza resta l’arma principale per prevenire un’infezione tanto rara quanto potenzialmente letale.