Uno studio internazionale dimostra quanto le amicizie autentiche influenzino il benessere psicologico degli adulti. Ecco cosa conta davvero nei rapporti umani.
Scrolliamo lo smartphone, rispondiamo a messaggi, partecipiamo ad aperitivi o eventi. Ma se ci fermassimo a pensare, quante delle persone che frequentiamo saprebbero davvero riconoscere se stiamo attraversando un brutto periodo? Un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha messo in fila quasi vent’anni di ricerche per rispondere a una domanda tanto semplice quanto profonda: quanto contano le amicizie nella vita adulta?
Il risultato è netto. Le persone con un buon equilibrio mentale hanno in media cinque amici stretti su cui possono contare. Non uno o due: cinque. Cinque volti familiari, con cui parlare senza filtri, da cui ricevere supporto nei momenti difficili e con cui condividere anche quelli belli. Ma oggi, cosa vuol dire avere un amico vero?
Le funzioni dell’amicizia: quando un legame fa davvero la differenza
A rispondere sono stati i ricercatori dell’Università Panteion di Atene, guidati da un team di psicologi che ha individuato le qualità che distinguono un’amicizia solida da una semplice conoscenza. Non bastano affetto o simpatia: servono ascolto, intimità emotiva, presenza costante e soprattutto reciprocità. In un’amicizia adulta sana, entrambe le persone si sostengono e si raccontano, senza il bisogno di indossare maschere.

Tra le cosiddette “funzioni dell’amicizia” ci sono la complicità, il supporto concreto ed emotivo, il senso di protezione e la libertà di essere sé stessi. È la qualità di questi scambi, più che la quantità di rapporti, a incidere sul benessere mentale. E a confermarlo sono anche i dati raccolti: chi coltiva rapporti profondi e autentici mostra livelli più alti di felicità, motivazione, energia, resilienza e soddisfazione personale.
Il modello di riferimento è il PERMA dello psicologo Martin Seligman, che suddivide il benessere in cinque aree: emozioni positive, coinvolgimento, relazioni, significato e risultati. Le amicizie vere toccano tutte queste dimensioni. Aiutano a trovare senso nella propria esistenza, a rimanere coinvolti nella realtà, a sentirsi parte di qualcosa. E chi offre supporto, non ne trae meno beneficio di chi lo riceve: ascoltare, esserci, fare qualcosa per gli altri rafforza anche identità e autostima.
Il valore nascosto delle relazioni: quando sentirsi visti cura la mente
Uno degli aspetti più sorprendenti emersi dallo studio riguarda il sentirsi importanti per qualcuno. Quando sappiamo di contare davvero per un amico – di essere pensati, cercati, ascoltati – cresce il nostro senso di vitalità. Ci sentiamo più vivi, motivati, unici. E questo contrasta direttamente ansia, stress e quella solitudine silenziosa che può colpire anche in mezzo a decine di chat.
Gli autori dello studio sottolineano anche l’importanza di valorizzare la dimensione relazionale nei contesti educativi, lavorativi e terapeutici. Ma si può iniziare anche da azioni semplici: scrivere a una persona che non sentiamo da tempo, proporre un incontro a chi vediamo più silenzioso, raccontare come stiamo senza paura di “disturbare”, e – soprattutto – imparare ad ascoltare senza giudizio.
Serve autenticità. Non serve una rete sociale vastissima, né amici perfetti. Bastano cinque relazioni vere, anche imperfette, in cui sentirsi accolti e riconosciuti. E se leggendo queste righe ti è venuta in mente una persona con cui avevi perso i contatti, questo potrebbe essere il momento giusto per riaccendere quel legame. La scienza dice che farlo fa bene – davvero – anche alla tua salute.