Percepire odori sgradevoli che nessun altro sente può essere il primo campanello d’allarme di qualcosa di più serio.
Sentire continuamente odori fetidi che non esistono. Come se qualcosa di marcio, bruciato o chimico fosse sempre nell’aria, anche quando intorno non c’è nulla. È questo il segnale più comune della cacosmia, un disturbo spesso sottovalutato ma che può rivelare problematiche ben più complesse. A differenza della classica perdita dell’olfatto, qui non si tratta di non percepire nulla: si tratta di percepire troppo, e male.
Chi ne soffre descrive sensazioni persistenti, difficili da spiegare e talvolta invalidanti. E il fatto che spesso nessun altro senta nulla, rende la situazione ancora più frustrante. Il rischio è che, nonostante tutto, il problema venga ignorato — sia da chi lo vive che da chi dovrebbe diagnosticarlo. Eppure, proprio questi segnali alterati possono essere la spia precoce di un danno neurologico o la conseguenza di un’infezione non curata.
Cattivi odori immaginari? Perché la cacosmia non è un disturbo da ignorare
La cacosmia è una distorsione qualitativa dell’olfatto. Non è un’allucinazione vera e propria, ma una risposta anomala del cervello a segnali olfattivi, talvolta inesistenti. I soggetti percepiscono odori ripugnanti anche in ambienti neutri, spesso associati a feci, bruciato, muffa, gas. Questi segnali possono nascere da infezioni, traumi alla testa, lesioni neurologiche, sinusiti croniche o, in alcuni casi, anche da stati ansiosi o post-virali.
Il fenomeno è stato osservato con maggior frequenza dopo infezioni virali come l’influenza o il Covid-19, ma può anche essere legato a patologie degenerative più serie, come il morbo di Parkinson. In alcuni casi, la cacosmia si presenta come sintomo isolato. In altri, è accompagnata da una condizione chiamata parosmia, che altera la percezione degli odori reali.

Le conseguenze possono essere gravi, anche sul piano pratico: chi non riesce a riconoscere odori pericolosi come gas o cibo avariato, è esposto a rischi domestici. Ma c’è anche un risvolto psicologico: nausea, ansia, perdita di appetito, isolamento. Il legame tra odore e sapore è fortissimo, e se l’olfatto non funziona, anche il cibo perde senso. Molti iniziano a mangiare meno, dimagriscono, evitano contesti sociali.
Diagnosi precoce e protezione dell’olfatto: cosa fare se si sospetta la cacosmia
La maggior parte dei pazienti tende a trascurare i primi segnali. Ma sentire cattivi odori senza causa evidente, soprattutto se il disturbo dura più di qualche giorno, dovrebbe portare subito a una visita da uno specialista otorinolaringoiatra o da un neurologo. Le cause possono variare: da un’infezione banale a malattie molto più complesse. E se identificate in tempo, molte forme sono reversibili.
La diagnosi non è complicata, ma richiede attenzione: test olfattivi, TAC o risonanza, valutazione dello stato neurologico. L’importante è non affidarsi a rimedi improvvisati, ma affrontare la questione con un approccio medico. Alcuni casi si risolvono curando l’infezione che li ha causati. Altri possono migliorare con riabilitazione olfattiva — un allenamento guidato per “rieducare” il naso a riconoscere correttamente gli odori.
La prevenzione passa anche da piccoli gesti: curare l’igiene nasale, evitare esposizioni prolungate a sostanze chimiche o ambienti inquinati, e intervenire subito in caso di traumi o sintomi persistenti. L’olfatto è un senso spesso trascurato, ma è uno dei più legati alla qualità della vita. Perderlo o vederlo distorto, anche solo in parte, può influenzare tutto: ciò che mangiamo, come ci sentiamo, come interagiamo con gli altri.
Riconoscere la cacosmia come un campanello d’allarme può fare la differenza tra un disagio temporaneo e una condizione cronica. E imparare a non sottovalutare gli odori immaginari, per quanto assurdo possa sembrare, è un modo per difendere una parte fondamentale del nostro equilibrio.