Microsoft pubblica la lista dei lavori a rischio sostituzione: i primi a cadere sono traduttori e storici. Si salvano… i calderai. E non solo.
Frigoriferi e intelligenza artificiale. Cosa c’entrano? Tutto. Perché oggi come allora, chi non si adatta rischia di sparire. C’era un tempo in cui serviva il venditore di ghiaccio per conservare i cibi. Poi è arrivato il frigo. Oggi c’è l’AI. E con lei, tanti lavori rischiano la pensione forzata.
La minaccia è reale: secondo Microsoft, molti mestieri “mentali” saranno sostituiti entro pochi anni. Una ricerca condotta attraverso il suo chatbot Bing Copilot ha prodotto l’AI Applicability Score, un punteggio che misura quanto un lavoro sia sostituibile dall’intelligenza artificiale. Il risultato? Non proprio rassicurante.
Traduttori, storici e consulenti di viaggio: chi rischia il licenziamento digitale
La lista parla chiaro: i lavori che ruotano attorno a informazione, linguaggio, analisi sono i più esposti. In cima troviamo traduttori, interpreti, storici, assistenti di viaggio. Tutti ruoli in cui l’AI ha già dimostrato di saper fare — spesso anche meglio.

Non è solo teoria. Il World Economic Forum già nel 2020 parlava di 85 milioni di posti di lavoro a rischio a causa dell’automazione. Oggi, con l’AI generativa nelle mani di tutti, quel numero sembra persino ottimistico.
Secondo Bill Gates, in futuro lavoreremo due giorni a settimana. Ma solo se saremo tra quelli che un lavoro ce l’hanno ancora. I “salvati”? Programmatore, ricercatore, tecnico energetico. Gli altri? Dovranno adattarsi, reinventarsi, o cedere il posto a una macchina.
Chi si salva davvero? I lavori che l’AI non riesce (ancora) a fare
In fondo alla classifica compaiono lavori che sembrano fuori dal tempo. Eppure, sono quelli meno attaccabilidall’automazione. Quali? Levigatori di pavimenti, calderai, tecnici di motoscafi, addetti alla pulizia delle cisterne industriali. Tutti mestieri pratici, fisici, irregolari, lontani dai codici binari dell’AI.
Sono lavori che richiedono mani, esperienza, intuito. Competenze che nessun chatbot può imitare.
E proprio perché il mondo corre verso l’automazione, queste professioni — una volta date per spacciate — diventano preziose.
Microsoft, nel frattempo, registra numeri record con il suo Copilot e con Azure. L’intelligenza artificiale non è più un trend, è una rivoluzione. E l’Europa cerca di arginarla con regole, multe e normative, ma l’onda è già alta.
L’intelligenza artificiale non sta arrivando: è già qui. E non sta solo aiutando, ma riscrivendo le regole del lavoro. L’errore più grande sarebbe pensare che riguardi solo gli altri. Nessuno è davvero al sicuro, e nessuna professione è “intoccabile” per sempre.
La vera differenza la farà chi saprà adattarsi, cambiare forma, imparare a convivere con le macchine. E magari sfruttarle. Perché restare fermi, oggi, significa scomparire. A meno che tu non sia un calderaio. O abbia una certa dimestichezza con le cisterne.
Anche chi oggi si sente al sicuro, con un lavoro stabile e una scrivania ben attrezzata, potrebbe presto ritrovarsi a fare i conti con un collega virtuale che non chiede ferie, non si ammala e lavora a ogni ora. La differenza non sarà tra chi lavora con l’intelligenza artificiale e chi no, ma tra chi saprà usarla e chi la subirà.
Nel dubbio, aggiornare il CV non basta più. Meglio imparare qualcosa che un algoritmo non sa ancora fare. Anche se ha a che fare con viti, saldature o polvere da officina. Perché in un mondo dove il futuro si scrive a colpi di prompt, saper usare le mani potrebbe tornare di moda.