L’olio del tonno in scatola può contenere derivati del bisfenolo A, sostanze potenzialmente pericolose. Uno studio spagnolo ne analizza la presenza, gli effetti e i comportamenti da evitare.
Aprire una scatoletta di tonno è un gesto comune, rapido. Ma l’olio che lo conserva è finito al centro di uno studio approfondito condotto da due chimiche dell’Università di Santiago de Compostela. Il motivo non riguarda il valore nutrizionale, ma la possibile presenza di composti chimici migranti dai rivestimenti interni delle lattine. Le studiose hanno collaborato con l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare per valutare la portata del problema. A essere sotto osservazione sono i derivati del bisfenolo A, già vietati ufficialmente nell’Unione Europea a partire dal 2025. Eppure, l’olio di tonno — proprio perché ricco di grassi — sembra facilitare l’assorbimento di queste molecole.
Cosa succede dentro le lattine
I contenitori metallici usati per conservare alimenti grassi, come il tonno sott’olio, sono foderati con rivestimenti a base di resine. La loro funzione è impedire il contatto diretto tra metallo e alimento. Ma questi strati protettivi spesso includono BADGE e ciclo-di-BADGE, due derivati del bisfenolo A.
Il BPA è un noto interferente endocrino. È stato collegato a alterazioni ormonali, disturbi della fertilità, obesità, problemi metabolici. Nel gennaio 2025, l’Unione Europea ne ha vietato l’uso in tutti i materiali a contatto con il cibo. Tuttavia, esiste un periodo transitorio di 18 mesi — già in corso — durante il quale i produttori possono richiedere deroghe temporanee se non sono ancora disponibili alternative sicure.

Nel frattempo, la presenza di BPA e suoi derivati nei rivestimenti delle lattine resta concreta. Le due ricercatrici, Antía Lestido Cardama e Lara Pazos Soto, hanno sottolineato che anche contenitori apparentemente integri possono rilasciare queste sostanze. E il rischio aumenta se la lattina viene scaldata o se contiene alimenti grassi.
Non si tratta solo del tonno. Legumi in salsa, verdure sott’olio, piatti pronti con formaggio o sughi: tutti questi prodotti sono soggetti allo stesso rischio. I materiali di rivestimento, a contatto con grassi e alte temperature, possono cedere contaminanti anche in assenza di deformazioni visibili.
Lo studio si è concentrato sul tasso di migrazione chimica. Nei prodotti oleosi i livelli rilevati sono risultati più alti rispetto a quelli in salamoia o al naturale. A peggiorare le cose, le normative europee non regolamentano tutti i derivati del BPA, lasciando scoperta un’area grigia.
I rischi legati al consumo e cosa fare
La preoccupazione principale riguarda l’esposizione cronica a piccole dosi, da più fonti. Anche se ogni singolo alimento contiene livelli entro i limiti di legge, la somma totale può superare le soglie tollerabili, soprattutto nei soggetti vulnerabili: bambini, anziani, donne in gravidanza.
I contaminanti di tipo endocrino non agiscono come veleni immediati. Il loro effetto è lento, subdolo. Interferiscono con il sistema ormonale umano, mimano o bloccano l’azione degli ormoni naturali. Il risultato può essere uno squilibrio duraturo.
Uno studio parallelo, condotto dal team FoodChemPack, ha messo in luce che queste sostanze sono più facilmente assorbite dall’organismo se ingerite con grassi. E l’olio delle scatolette agisce da veicolo. Il pH dello stomaco, l’età dell’individuo, la frequenza di esposizione: ogni fattore conta.
Le raccomandazioni delle due ricercatrici sono chiare: evitare di consumare l’olio delle scatolette di tonno, non usarlo per cucinare o condire. Smaltirlo nel modo corretto, senza versarlo nel lavandino. E quando possibile, scegliere prodotti conservati in vetro o al naturale.
Attenzione anche alla pratica diffusa nei campeggi o cucine d’emergenza: riscaldare il contenuto direttamente nella lattina. Il calore accelera la migrazione chimica. Una scorciatoia che potrebbe costare cara, specie se reiterata.
Non è una questione di allarmismo, ma di prudenza razionale. Le istituzioni regolano i limiti, ma la somma delle abitudini quotidiane costruisce la nostra esposizione.