A 96 anni, il fondatore del Mario Negri spiega perché la camminata intensa è il segreto della longevità.
Quando Silvio Garattini prende parola su salute e stile di vita, il silenzio si fa spontaneo. Non solo per l’autorevolezza scientifica — è il fondatore dell’Istituto Mario Negri e una delle voci più rispettate della medicina italiana — ma anche perché le sue parole, a 96 anni, arrivano da chi continua a vivere con energia e lucidità sorprendenti. Secondo lui, vivere a lungo e in salute non dipende solo dai farmaci o dalla genetica, ma da abitudini quotidiane. In cima alla lista? Camminare. Ma non come lo facciamo di solito.
Per Garattini, la camminata funzionale è un’attività precisa, impegnativa, capace di attivare davvero il corpo. Non basta passeggiare tra le vetrine o muoversi lentamente: “Quella non è attività fisica,” afferma con fermezza. Serve sudare, affannarsi, accelerare il cuore. Solo così il cammino diventa uno strumento utile per il benessere fisico e mentale. E lui lo mette in pratica ogni giorno: almeno cinque chilometri a passo sostenuto, come se fosse un appuntamento irrinunciabile con la salute.
Camminare con impegno: cosa significa davvero secondo Garattini
Il professore è molto chiaro: per stare bene non basta muoversi, bisogna farlo con costanza e con fatica. La camminata utile è quella che stimola il sistema cardiovascolare, che fa salire il fiato, che accelera i battiti. È un gesto accessibile, gratuito e universale, ma richiede impegno reale. “Anche a 80 anni si può iniziare,” ricorda Garattini. “È sempre meglio che restare seduti.”

Non servono strumenti né palestre. Bastano scarpe comode e una decisione: camminare ogni giorno, o almeno più volte a settimana. Le linee guida internazionali parlano chiaro: per ottenere benefici misurabili, servono tra i 150 e i 300 minuti settimanali di attività fisica moderata. Un obiettivo raggiungibile con 30-45 minuti al giorno, se il passo è sostenuto.
Ma c’è anche un altro aspetto che spesso viene ignorato: la camminata migliora anche la mente. Camminare stimola la circolazione cerebrale, favorisce la chiarezza mentale e ha effetti positivi sulla salute emotiva. “Camminare e chiacchierare con qualcuno è una delle forme più semplici e naturali di socialità,” dice. Un gesto che tiene insieme corpo, mente e relazioni.
Camminare come terapia: la proposta del professore ai medici
Garattini non si limita a dare consigli. A suo parere, la camminata dovrebbe entrare ufficialmente nelle prescrizioni mediche. I medici, secondo lui, dovrebbero integrare l’attività fisica tra le indicazioni cliniche, al pari di un farmaco: “Non basta dire cosa prendere. Bisogna dire anche cosa fare: tre chilometri al giorno, perdere peso, cambiare abitudini.”
L’impatto di questo approccio sarebbe enorme. Camminare può prevenire numerose patologie croniche, ridurre la pressione, migliorare il metabolismo, abbassare il rischio di malattie cardiovascolari. Ma soprattutto, educa il corpo alla disciplina, a ritrovare il proprio ritmo. È un esercizio di volontà prima ancora che fisico.
E infine, c’è l’aspetto personale, forse il più potente: “Quando finisco di camminare, mi sento sempre meglio. Mi aiuta anche a pensare.” Per Garattini, camminare è uno spazio mentale, una pausa attiva che rigenera. Non è solo movimento, è un tempo di qualità. Un gesto che insegna l’equilibrio, la presenza, la continuità.
Chiunque può iniziare. Non serve un’età, serve solo un passo deciso. E magari un buon motivo. Garattini ne ha uno semplicissimo: vivere meglio, più a lungo e con la mente lucida.