Mantenimento per il cane dopo la separazione? Ecco cosa dice la legge italiana

Divorzio

Se la coppia si separa, a chi va l’animale e chi paga le cure? - www.pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 18, 2025

In caso di separazione, il partner che tiene cane o gatto non può ottenere un assegno di mantenimento, salvo accordo tra le parti. Possibile però la ripartizione delle spese.

Quando una coppia si separa, la gestione degli animali domestici può diventare un tema delicato quanto quello dei beni comuni. Cani, gatti e altri animali da compagnia necessitano di cure, attenzioni e spese continue, indipendentemente dal fatto che il legame tra i partner sia finito. Ma cosa succede quando non c’è un accordo? E soprattutto: chi si occupa delle spese dopo la rottura?

Sul punto, l’ordinamento italiano non ha ancora una normativa specifica che equipari gli animali alla prole. Il giudice, in sede di separazione o divorzio, può intervenire sull’affidamento solo in presenza di un’intesa tra le parti o, in alcune interpretazioni giurisprudenziali, per garantire il benessere dell’animale.
L’affido può essere esclusivo, se l’animale resta stabilmente con uno dei due, oppure condiviso, se viene alternato il tempo di permanenza.

Il mantenimento per gli animali: cosa dice la legge

Attualmente non esiste una previsione legale che consenta al partner affidatario di chiedere un assegno mensile di mantenimento per il cane o il gatto all’altro ex coniuge o convivente.
La giurisprudenza prevalente limita l’intervento del giudice alle questioni relative:

  • all’assegnazione della casa familiare

  • al mantenimento dei figli

  • al mantenimento dell’ex coniuge meno abbiente

Di conseguenza, le spese ordinarie per la gestione dell’animale — come cibo, visite veterinarie di routine o accessori — restano a carico di chi lo tiene.
Tuttavia, il giudice può stabilire una ripartizione equa delle spese straordinarie, come interventi veterinari urgenti o cure mediche costose, se ritiene che entrambi debbano contribuire.

L’accordo tra le parti come soluzione

Nonostante l’assenza di una norma specifica, nulla vieta che i due ex partner stipulino un accordo privato — anche verbalmente, ma meglio per iscritto — che preveda la divisione delle spese o il versamento di un importo fisso mensile.

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Un’intesa di questo tipo può essere recepita nell’atto di separazione o divorzio, rendendola opponibile in caso di inadempimento.

In pratica, quindi, chi si occupa di un cane o un gatto dopo una separazione non può pretendere per legge un assegno di mantenimento come avviene per i figli, ma può ottenere una partecipazione alle spese se c’è un accordo o se il giudice lo ritiene equo nell’ambito della decisione sull’affidamento.

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