Chi beve il caffè amaro nasconde un lato inaspettato: il significato psicologico dietro la scelta

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Chi beve il caffè amaro nasconde un lato inaspettato - pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 25, 2025

La scelta di bere il caffè amaro potrebbe raccontare molto di noi: la psicologia esplora il legame con la personalità, tra gusti, abitudini e cultura.

Bere il caffè amaro, senza zucchero né dolcificanti, non è solo una questione di gusto. Da anni la psicologia cerca di capire se dietro questa scelta si nasconda qualcosa di più profondo. Abitudini culturali, preferenze biologiche e persino tratti della personalità sembrano tutti intrecciarsi in quella piccola tazzina quotidiana. Non si tratta di una risposta semplice o definitiva, ma ci sono ricerche che offrono spunti interessanti per riflettere su cosa significa davvero preferire il sapore amaro. E no, non è solo una moda da bar.

Caffè amaro e tratti oscuri? Le ricerche che hanno fatto discutere

Uno studio pubblicato nel 2015 da Sagioglou e Greitemeyer sulla rivista scientifica Appetite ha attirato molta attenzione. I partecipanti che dichiaravano una preferenza per gusti amari (tra cui anche il caffè nero, l’acqua tonica o il radicchio) mostravano punteggi leggermente più alti nei cosiddetti “dark traits”: narcisismo, psicopatia e sadismo. Prima di saltare a conclusioni affrettate, va precisato che si tratta di correlazioni deboli, emerse su base statistica. Nessuno dice che chi ama l’espresso amaro sia cattivo o manipolatore, ovviamente. Ma il dato, curioso, ha acceso un dibattito.

Un’altra ricerca del 2012, guidata da Meier, ha invece notato che chi predilige i gusti dolci tende a mostrarsi più empatico, amichevole e accogliente. Anche in questo caso, le associazioni emerse non vanno lette come regole fisse, ma raccontano tendenze. Come sempre nella psicologia, non si cerca di incasellare le persone, ma di osservare pattern che emergono da tanti comportamenti.

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Molti articoli divulgativi hanno poi costruito una sorta di “mito” motivazionale attorno al caffè amaro: chi lo beve sarebbe più disciplinato, resistente, capace di affrontare la vita senza edulcorarla. Ma da un punto di vista scientifico, questa è più narrativa che realtà. La preferenza per un gusto piuttosto che un altro ha a che fare anche con la sensibilità dei recettori gustativi e con il contesto culturale in cui si cresce. In alcune zone del mondo, il caffè è sempre zuccherato, in altre lo zucchero è visto come un “tradimento” al sapore autentico. Dipende, insomma.

Un’abitudine quotidiana che dice (anche) chi sei

In Italia, ad esempio, è molto comune bere l’espresso senza zucchero, come gesto di rispetto per la qualità della miscela. Ma in altri paesi la regola è esattamente opposta: se il caffè non è dolce, non è buono. Questo vuol dire che il modo in cui bevi il caffè racconta anche la tua cultura, le abitudini che hai interiorizzato, l’ambiente in cui sei cresciuto. E sì, anche l’età conta. Quello che da ragazzini sembrava imbevibile, troppo forte o troppo amaro, col tempo diventa quasi una coccola.

Il gusto si adatta. I recettori cambiano sensibilità, ma cambia anche il nostro modo di vivere la pausa caffè. Per alcuni è un momento rapido e funzionale, per altri è un piccolo rito, un’ancora in giornate piene di cose da fare. Chi beve il caffè amaro non necessariamente è più forte o più serio: forse ha solo imparato ad apprezzarne la purezza, o magari lo fa per abitudine o per scelta salutistica, senza grandi significati psicologici.

Eppure, osservare la propria preferenza può diventare un’occasione per conoscersi meglio. Che cosa rappresenta quella tazzina per te? Un gesto di autonomia, un modo per risparmiare calorie, un segnale identitario? Anche solo porsi queste domande fa emergere piccoli dettagli su come ci relazioniamo al quotidiano.

Bere il caffè amaro non ti definisce, ma può diventare un piccolo specchio. E forse, proprio mentre stringi quella tazzina calda tra le mani, hai modo di notare qualcosa di nuovo su di te. Già, anche da un gusto semplice può nascere uno spunto di riflessione.

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