Ti senti osservato e giudicato anche se non succede nulla? Potrebbe essere ansia sociale

Paure ed ansie

Paura della folla, ansia sociale e crisi prima di uscire: questi segnali sono dovuti ad un problema più grosso che necessita un supporto per uscirne-pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 26, 2025

Paura del giudizio, imbarazzo in pubblico, difficoltà nelle relazioni: la fobia sociale è più diffusa di quanto si pensi. Come riconoscerla, distinguerla dalla timidezza e intervenire.

Emma ha sempre preferito stare un passo indietro rispetto agli altri. Da bambina, nei giochi di gruppo, e poi a scuola, nei lavori di squadra. Nessuno si è mai preoccupato troppo: era solo una bambina timida. Eppure, col passare degli anni, quello che sembrava solo un tratto del carattere è diventato un vero limite. Oggi, a trent’anni, Emma non riesce a godersi un momento di pausa con i colleghi. “Durante la pausa pranzo mi sento fuori posto, come se tutti mi stessero guardando e giudicando. Se qualcuno mi rivolge una domanda, mi blocco, mi arrosso e mi sento stupida”, racconta. Il suo è un caso emblematico di ansia sociale, nota anche come fobia sociale: una condizione che porta chi ne soffre a temere il contatto con gli altri, a evitare situazioni sociali e a sentirsi costantemente sotto osservazione.

La fobia sociale non è semplice timidezza. È un disturbo riconosciuto dai manuali clinici come il DSM-5, con sintomi ben precisi: paura intensa di essere giudicati, ansia da prestazione, evitamento di contesti relazionali, disagio marcato nelle interazioni pubbliche. Spesso, chi ne soffre non riesce a distinguere tra un carattere riservato e una condizione che richiede un intervento professionale. I segnali fisici – sudorazione, tremori, palpitazioni, nausea – si affiancano a pensieri ricorrenti di inadeguatezza e vergogna, fino a compromettere il lavoro, i rapporti personali e l’autonomia sociale.

Quando la timidezza si trasforma in ostacolo

Chi soffre di ansia sociale si sente spesso in trappola. La paura del giudizio altrui si presenta in contesti comuni: una riunione di lavoro, una telefonata imprevista, una cena tra amici. In apparenza si tratta di situazioni quotidiane, ma per chi convive con la fobia sociale, ogni interazione diventa un banco di prova. In molti casi, come in quello di Emma, l’ansia arriva prima dell’evento, in forma anticipatoria, e continua a farsi sentire anche dopo, sotto forma di rimuginio e autocritica.

Problemi
Cosa è l’ansia sociale e cosa fare-pdspsicologidellosport.it

Secondo i dati clinici, l’ansia sociale può iniziare già nell’infanzia, con crisi di pianto, rifiuto della scuola, mutismo selettivo o ritiro. Nell’adolescenza, si manifesta spesso sotto forma di FOMO, la paura di restare esclusi, o timore di subire bodyshaming. Nei casi più gravi, la fobia sociale si associa a depressione o comportamenti di ritiro estremo come negli Hikikomori, giovani che si autoisolano per mesi o anni, incapaci di sostenere lo sguardo dell’altro.

Ma da dove nasce l’ansia sociale? Le cause sono multifattoriali. Le esperienze precoci, un ambiente familiare ipercritico, la presenza di genitori ansiosi, possono contribuire allo sviluppo del disturbo. Chi soffre di fobia sociale ha spesso bassa autostima e una visione negativa di sé, alimentata dalla convinzione che sbagliare equivalga a perdere valore agli occhi degli altri. Da qui nasce la vergogna patologica, che non è solo paura del giudizio, ma anche vergogna di provare vergogna.

Strategie efficaci per affrontare la fobia sociale

Superare l’ansia sociale è possibile, ma richiede un lavoro su più livelli. La psicoterapia – in particolare la terapia cognitivo-comportamentale – è uno degli strumenti più efficaci: aiuta il paziente a riconoscere i pensieri disfunzionali, affrontare gradualmente le situazioni temute e sviluppare nuove competenze relazionali. Un altro approccio, la terapia breve strategica, si concentra sulla ristrutturazione delle convinzioni rigide che alimentano la fobia, proponendo esperimenti comportamentali per rovesciare la percezione di pericolo.

Tra gli esercizi proposti nei percorsi terapeutici ci sono attività apparentemente paradossali, pensate per allenarsi alla vergogna: uscire vestiti in modo bizzarro, parlare ad alta voce in un luogo pubblico, simulare situazioni imbarazzanti. Il fine è mostrare che l’“errore” sociale non produce le catastrofi immaginate, ma può diventare occasione per riacquisire libertà di espressione.

In molti casi, può essere utile un training di assertività di gruppo, dove si impara a esprimere emozioni, bisogni e pensieri senza temere il giudizio, attraverso tecniche di role-playing e simulazioni guidate. In questo modo si rinforzano l’autoefficacia, l’autostima, l’empatia e si spezza la spirale dell’isolamento.

Chi vive con l’ansia sociale, come Emma, non è solo. È importante riconoscere il problema, parlarne e chiedere aiuto. La paura degli altri può essere affrontata, ridimensionata e trasformata, passo dopo passo, in un nuovo modo di stare al mondo.

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