Vuoto interiore e cinismo protettivo: quando il falso sé prende il sopravvento

False identità

Un'apparente sicurezza di sé potrebbe essere un segnale di un disagio molto grave-pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 27, 2025

La psicologia di Winnicott ci insegna che dietro un’apparente sicurezza può nascondersi un’identità costruita per difesa. Scopri i segnali più affidabili del falso sé e come questo condiziona le relazioni.

Hai mai parlato con qualcuno che suona come un copione più che come una persona? Non è paranoia. È probabile che tu abbia incrociato un falso sé: una maschera persistente che nasconde chi c’è veramente sotto. Donald Winnicott la definì così: una difesa costruita fin dall’infanzia, spesso senza che neanche la persona stessa ne fosse consapevole.

I segnali più affidabili del falso sé e come emergono nel 2025

Nel mondo reale di oggi, adattarsi alle situazioni è normale. Ma quando quella maschera diventa l’unica faccia visibile, siamo di fronte al falso sé. Un chiaro segnale è l’incoerenza cronica tra parole e atti: chi parla di valori elevati ma li ignora, o proclama empatia ma rimane solo nella teoria, mostra un disallineamento netto tra narrazione e realtà.

Un altro segno è il comportamento che cambia drasticamente a seconda dell’interlocutore. Non si tratta di diplomazia, ma di mutare identità per essere accettati. È il trucchetto del “camaleonte umano”: oggi d’accordo con te, domani con un altro, senza alcun senso di continuità.

Maschera
Spesso il secondo “io” è una reazione di difesa-pdspsicologidellosport.it

Poi c’è la sete insaziabile di approvazione. Chi vive dietro la maschera cerca costantemente consensi, attraverso drammi inventati, lodi esagerate o autoesaltazione. Non è apparenza casuale ma strategia per ottenere riconoscimento esterno e tamponare un vuoto interiore.

Il cinismo e sarcasmo diventano armature difensive. Meglio sminuire tutto e mantenere distanza, piuttosto che rischiare autenticità. È un modo sottile di proteggersi dalla vulnerabilità. Spesso, c’è un codice morale alto da pubblico e un altrettanto diverso da privato, una doppia morale che svela il contrasto tra persona e maschera.

Un elemento recente conferma come questi pattern si siano evoluti nel mondo digitalizzato: la presentazione del sé online – con profili costruiti e like strategici – amplifica la paura di giudizio e la ricerca di validazione. Nuove ricerche mostrano che la costruzione del falso sé nei social aumenta la paura del rifiuto e incoraggia comportamenti compulsivi di autopromozione.

Dietro la facciata: origini, costi relazionali e possibilità di liberarsi

Il falso sé non nasce per cattiveria, ma spesso come strategia di sopravvivenza. Winnicott insiste sull’importanza di un ambiente “sufficientemente buono”: un caregiving presente ma imperfetto permette alla vera identità di emergere. Se manca, il bambino costruisce un sé conforme per proteggersi e sopravvivere.

Quel sé di facciata, all’inizio difensivo, può diventare una prigione dorata. Mantenere la maschera è più sicuro che esporsi al rischio del rifiuto. Ma con il tempo le relazioni diventano superficiali, l’isolamento emotivo prende il sopravvento.

Riprendere l’autenticità parte dal riconoscere la maschera – non come condanna, ma come comprensione di sé. Psicoterapia, relazioni autentiche e piccoli passi di vulnerabilità – come esprimere un’opinione vera, ammettere una difficoltà – possono iniziare a sciogliere la corazza.

Arrivare a un equilibrio – dove la maschera diventa accessoria, non sostitutiva – significa costruire relazioni che contano davvero, dove l’autenticità ripaga più della performance. In un’epoca dominata dalla perfezione mediata, una vita meno mascherata può essere la rivoluzione che tutti stiamo aspettando.

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