Attacco di panico o ansia? Ecco come riconoscerli e cosa fare subito

Panico

Attacco di panico. Cosa è?-pdspsicologidellosport.it

Lorenzo Fogli

Agosto 31, 2025

I sintomi del panico possono sembrare un infarto, ma sapere come agire può fare la differenza.

“Sentivo di morire, eppure non stava accadendo nulla.” È questa la frase che tante persone pronunciano dopo un attacco di panico. Un’esperienza intensa, improvvisa, destabilizzante, in cui il corpo sembra ribellarsi e la mente va in tilt. Ma cos’è davvero il panico, perché arriva all’improvviso e soprattutto: cosa possiamo fare per affrontarlo e prevenirlo?

Il termine “panico” deriva dal dio greco Pan, che spaventava chi disturbava la sua quiete emettendo urla talmente forti da far fuggire chiunque. Un’immagine mitologica che ben rappresenta ciò che accade durante un attacco di panico: un terrore incontrollabile che invade tutto, anche in assenza di una minaccia reale.

Cos’è un attacco di panico e come riconoscerlo

Il DSM-5 (Manuale diagnostico dei disturbi mentali) lo definisce come la comparsa improvvisa di paura intensa o disagio acuto, che raggiunge il suo picco in pochi minuti. I sintomi fisici sono il tratto distintivo: si può avvertire tachicardia, sudorazione, tremori, difficoltà respiratoria, dolore al petto, nausea, derealizzazione o depersonalizzazione.

Aiuto
Sostegno psicologico per trattare gli attacchi-pdspsicologidellosport.it

Questi sintomi portano a pensieri come “sto per morire”, “sto impazzendo”, “sto soffocando”. La crisi ha un inizio e una fine precisa, e in genere non dura più di 30 minuti, anche se chi la vive la percepisce come eterna.

Nel 2025, il disturbo di panico colpisce ancora con frequenza: si stima che fino all’11% della popolazione abbia sperimentato almeno un episodio nella vita, e il doppio dei casi riguarda le donne. Dopo la pandemia, molte persone hanno riferito di aver avuto il primo attacco di panico a causa dell’ansia da contagio o da isolamento sociale.

Differenze tra ansia e panico: come distinguerli

L’ansia cresce lentamente, ha cause identificabili e si manifesta con sintomi come preoccupazione costante, tensione muscolare e insonnia. Il panico, invece, esplode all’improvviso, spesso senza un motivo chiaro, e genera una reazione fisica travolgente.

Nonostante siano collegati, non vanno confusi. A volte una persona con attacchi di panico sviluppa anche disturbi d’ansia generalizzata, o viceversa. Capire la differenza è importante per intervenire nel modo corretto.

Chi soffre di attacchi ricorrenti, con la costante paura che si ripresentino, può sviluppare disturbo di panico, spesso accompagnato da evitamento (non esco, non prendo i mezzi, non vado in luoghi affollati) e forme di agorafobia.

Cosa fare durante un attacco di panico e cosa evitare

Agire tempestivamente durante una crisi di panico può evitare che i sintomi peggiorino. Ecco alcuni consigli:

  • Resta calmo (o aiutala a restare calma): le emozioni si trasmettono, e mantenere un tono rassicurante è fondamentale.

  • Aiuta a regolare il respiro: respirare contando mentalmente (1001, 1002…) durante l’inspirazione e l’espirazione riduce l’iperventilazione.

  • Sposta l’attenzione: focalizzare la mente su stimoli esterni può interrompere il circolo vizioso del panico.

È sconsigliato andare al pronto soccorso, a meno che non vi siano sintomi medici reali. Ricevere un ansiolitico d’urgenza può rinforzare l’idea che il corpo sia in pericolo e che serva aiuto esterno per sopravvivere, alimentando così la dipendenza dalla medicalizzazione.

Come si curano gli attacchi di panico

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è attualmente il trattamento più efficace e con meno ricadute. Gli strumenti utilizzati in terapia includono:

  • Ristrutturazione cognitiva: per modificare i pensieri catastrofici

  • Esposizione enterocettiva: per abituarsi gradualmente ai sintomi

  • Respirazione diaframmatica: per riprendere il controllo del corpo

  • Tecniche di mindfulness: per osservare senza giudicare ciò che accade

Quando i sintomi sono troppo invalidanti, si può associare un trattamento farmacologico con SSRI (antidepressivi), da valutare sempre con uno psichiatra. Le benzodiazepine sono sconsigliate per un uso prolungato, poiché creano dipendenza e non agiscono sulle cause profonde del disturbo.

Nei casi meno gravi o come supporto, si può affiancare un percorso di auto-aiuto (manuali validati, gruppi di supporto), purché sotto la guida di un esperto. È fondamentale non affrontare tutto da soli, soprattutto se gli episodi diventano frequenti.

Le cause psicologiche del panico: il modello di Clark

Secondo la teoria di Clark (1986), il panico nasce da un errore di interpretazione: il cervello percepisce segnali fisici normali (come una variazione del battito cardiaco) come segnali di pericolo imminente. Questo allarme interno fa aumentare l’ansia, che aggrava i sintomi, alimentando un circolo vizioso.

Chi è soggetto a panico tende a essere:

  • Ipervigilante verso le sensazioni corporee

  • Catastrofista, convinto che i sintomi porteranno a qualcosa di terribile

  • Evitante, nel tentativo di non rivivere l’attacco

Queste reazioni, però, mantengono il problema nel tempo, fino a limitare la libertà personale e sociale.

Gli attacchi di panico non sono segno di debolezza, ma una reazione amplificata del nostro sistema nervoso a qualcosa che percepisce come minaccia. Con il supporto giusto, la consapevolezza e gli strumenti adeguati, è possibile interrompere il circolo vizioso, riconnettersi con il corpo e tornare a vivere senza paura.

Se oggi il panico condiziona le tue giornate, sappi che esiste una via d’uscita concreta: basta un passo alla volta, e quello giusto può essere chiedere aiuto.

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